Cos’è la diatermia?

Da oltre 15 anni, la diatermia a polifrequenza ha ottenuto riconoscimento nel mondo della riabilitazione grazie alle referenze scientifiche e ai successi clinici ottenuti e documentati nel trattamento di diverse patologie, ortopediche, vascolari, linfatiche, ed oggi sempre più anche nella medicina del benessere. 

Illustrazione 1 - Medicina dello Sport

Volendo approfondire il concetto, diciamo che la metodica viene applicata in diversi campi della medicina interna, ed è stato documentato che in tante patologie accelera i tempi di guarigione, attivando i processi riparativi con una stimolazione di energia all’interno dei tessuti stessi ed incrementando il flusso ematico muscolare, stimolazione endogena conseguente alla movimentazione di cariche elettriche, ovvero di ioni presenti nei tessuti stessi. 

 

Come funziona la tecnica?

La diatermia è parola che deriva dal greco e significa calore attraverso, quindi cessione di energia all’interno dei tessuti con eventuale induzione di gradiente termico. Le ampie applicazioni cliniche vanno quindi dal campo medico a quello ortopedico e vascolare, dove la diatermia è ben apprezzata nell’ambito traumatologico sportivo. A seconda della diagnosi e delle condizioni cliniche, con obiettivi e finalità specifiche da paziente a paziente, il sistema applica un trasferimento energetico capacitivo e/o resistivo, a seconda della modalità d’uso prescelta dall’operatore. 

Si utilizzano i due sistemi operativi, il capacitivo e il resistivo, con diverse finalità, e con bassi, medi o alti livelli energetici, con un’attivazione biologica e chimico-elettrica più o meno intensa, senza necessariamente trasformare questa energia in gradiente termico all’interno del tessuto. Nell’utilizzo dell’apparecchiatura insieme al massaggio delle zone interessate, l’operatore fa scivolare sul corpo l’elettrodo in maniera delicata e per niente invasiva, trasmettendo onde benefiche per il riequilibrio e guarigione del corpo stesso, con reazioni biologiche diverse. In questo modo si applica la diatermia in tutti gli stati acuti, come nella traumatologia dello sport spesso accade, nell’immediato post-trauma (dove, come sappiamo, è utile l’applicazione di ghiaccio) somministrando alla parte lesa quell’energia benefica che accelera i tempi di guarigione, senza creare gradiente termico endogeno né intensa vasodilatazione. 

Il sistema capacitivo utilizza elettrodi metallici rivestiti di materiale altamente isolante, che l’operatore muove sul corpo con finalità di drenaggio linfatico, azione decontratturante (su muscoli affaticati o sofferenti) e stimolazione biologica, soprattutto mirata alla zona sottostante l’elettrodo mobile e diversa a seconda del livello energetico erogato dall’apparecchiatura e della risposta tissutale individuale.

Il sistema resistivo utilizza elettrodi metallici non rivestiti da materiale isolante ed esplica la sua azione in modo più specifico e profondo su ossa, legamenti, tendini, fasce e giunzioni miotendinee, ricercando una stimolazione biologica (focalizzata sulle zone a maggior densità) più o meno intensa con modificazioni chimico-elettriche diverse a seconda della resistività della zona e del livello energetico erogato. Con le applicazioni di diatermia si ha un’immediata riduzione del dolore ed un effetto antalgico perdurante nel tempo, mentre il metabolismo cellulare distrettuale viene accelerato, e la guarigione si completa in tempi più brevi.

La termogenesi indotta, il calore interno, è sempre proporzionale all'intensità delle correnti di spostamento indotte, mai dannosa e viene finalizzata al miglioramento del metabolico locale, soprattutto mirando all’incremento vascolare e al drenaggio linfatico oltre che al primario obiettivo della riduzione del dolore vascolare o articolare. 

In ambito strettamente fisiatrico e traumatologico-riabilitativo la diatermia a trasferimento energetico capacitivo-resistivo riveste un ruolo preponderante nella risoluzione dei traumi sportivi acuti, oltre che nel trattamento di atlopatie di vecchia data, dovute a microtraumi, a sovraccarico di allenamento e a sollecitazioni imposte dai gesti sportivi nelle diverse specialità sportive, con importante intervento risolutivo dell’edema e del dolore nei fatti acuti, accelerando i tempi di guarigione, e portando a recupero funzionale lesioni di ogni tipo. 

Le lesioni croniche si avvantaggiano anche in modo davvero risolutivo con i benefici indotti dalla endotermia, integrando le manovre di massaggio e kinesiterapia dell’operatore su articolazioni affette da blocchi e limitazioni funzionali importanti e perduranti nel tempo. Anche lesioni resistenti a diversi tipi di trattamento, strumentale o kinesiterapico, rispondono con successo alla termogenesi selettiva della diatermia a polifrequenza che, dove necessario, riesce a raggiungere anche strutture più profonde, difficilmente raggiungibili con altri strumenti fisioterapici. In ogni caso il coinvolgimento globale e strutturale della zona lesa va identificato non solo nella rapida risoluzione del dolore e della limitazione funzionale, ma in un vero processo di ripristino e accelerata guarigione biologica tessutale e di riequilibrio neuro-sensoriale. 

 

Materiali e metodi 

In un periodo di 16 mesi, dal febbraio 2007 al maggio 2008, sono afferiti presso i nostri ambulatori di traumatologia dello sport 1357 pazienti praticanti attività sportiva agonistica o amatoriale. 

Sulla base delle patologie presentate, applicando le procedure concordate all’interno della nostra unità operativa di Medicina dello Sport al fine di rendere omogenei i trattamenti, sono state effettuate prescrizioni di diatermia capacitiva in 331 pazienti (24.4%) del totale delle visite traumatologiche del periodo su indicato. Le indicazioni relative alle patologie trattate sono evidenziate in tabella I. 

Illustrazione 2 - Medicina dello Sport

Sul totale dei 331 pazienti visitati presso gli ambulatori del Centro, e ai quali sono state consigliate applicazioni terapeutiche di diatermia capacitiva, 250 hanno effettuato il ciclo terapeutico presso la nostra struttura, con l’aggiunta di 15 atleti provenienti da ambulatori diversi dal nostro Centro, per un totale di 265 pazienti trattati con questa terapia. 

Le applicazioni di diatermia a trasferimento energetico capacitivo sono state effettuate utilizzando uno strumento polifrequenza distribuito dalla ditta Sixtus Italia con sede a Prato. Lo strumento Tecnosix C utilizza radiofrequenze di 500-750-1000 kHz ed elettrodi isolati, potendo fornire all’operatore una visualizzazione grafica della quantità di energia somministrata dallo strumento e della quantità di energia assorbita dal tessuto trattato.

Abbiamo utilizzato come standard di trattamento un tempo di 20 minuti in cui, nel rispetto della lesione e della valutazione diagnostica, la quantità di energia è stata somministrata con risposte tissutali in atermia e mediotermia (negli stati acuti) e in ipertermia (su eventuali postumi traumatici tendenti alla cronicizzazione) ove la potenza è regolata in modo tale da ottenere la massima temperatura cutanea accettabile dal soggetto senza senso di fastidio.

Le patologie muscolo-tendinee sono state nella gran parte dei casi (213 pari al 64,3%) diagnosticate durante la visita anche mediante ecografia e ricontrollate con la stessa metodica durante e/o al termine del trattamento. L’esito finale è stato per semplicità suddiviso in 3 eventualità: 

  • guarito;
  • migliorato;
  • invariato. 

Tale riscontro si riferisce solamente ai 265 pazienti trattati presso il nostro Centro. 

La valutazione finale si è basata sul riscontro clinico funzionale obiettivo e sull’imaging ecografico, unitamente al riscontro della sintomatologia. 

 

Che tipo di infortuni erano interessati?

Dalla tabella II emerge, tra le patologie in cui è stata prescritta la diatermia capacitiva, la prevalenza della patologia muscolare presente in ben 159 casi (48%) e per lo più ad insorgenza indiretta e di vario grado (132 casi, pari al 39,9%) rispetto al trauma contusivo diretto (27 casi, pari all’ 8,2%). 

 

Illustrazione 3 - Medicina dello Sport

 

In 118 casi (35,7%) si è trattato di patologia articolare e in tale ambito le forme artropatiche croniche; quindi, tessuti con caratteristiche degenerative in fase algica, erano maggiormente rappresentate (45 casi, pari al 13,6%). Solo in 54 casi (16,3%) si trattava di patologia a carico dei tendini con assai maggiore incidenza delle forme acute di tipo flogistico (tendiniti, peritendiniti, tenosinoviti) su quelle croniche ad impronta tendinosica. 

 

Quali patologie guariscono meglio?

Nella tabella III è riportata la casistica dei soli casi trattati con applicazioni di diatermia capacitiva, utilizzando la classificazione di sintesi già sopra esposta. Inoltre, nella medesima tabella sono stati inseriti il numero medio di applicazioni di diatermia per ogni tipo di patologia. Dei 265 pazienti afferiti al trattamento fisioterapico riabilitativo presso il Centro, 120 (45,3%) erano per patologia muscolare, 64 (24,1%) per patologia tendinea e 81 (30,6%) per patologia articolare. 

Illustrazione 4 - Medicina dello Sport

 

Da quanto si evince dalla casistica dei casi trattati le patologie muscolari hanno presentato sicuramente i migliori risultati in termini di guarigione con un numero medio di applicazioni abbastanza basso, dato dal quale si deduce anche un tempo di recupero discretamente breve. I casi di guarigione completa sono stati 82; 37 quelli migliorati e 1 solo paziente è rimasto invariato. 

Il numero medio di applicazioni è comunque correlato al grado della lesione poiché queste spesso presentavano complicanze quali voluminosi ematomi e/o riparazioni di tipo fibroso cicatriziale che hanno richiesto un maggior numero di trattamenti per la loro risoluzione o stabilizzazione.

In particolare, in presenza di lesioni muscolari di grado avanzato e contusioni muscolari con ematomi voluminosi si sono ottenuti degli ottimi risultati documentati con controlli ecografici ravvicinati: l’effetto di favorire il riassorbimento in tempi rapidi senza o con scarsi reliquati di tipo fibro-calcifico era tanto più evidente quanto più precocemente iniziava il trattamento diatermico. Alcuni casi di riparazione fibrosa e formazione di calcificazioni su traumi muscolari recenti, già presenti all’inizio del trattamento, sono migliorati ma non completamente regrediti. 

Per quanto riguarda la patologia tendinea si deduce che il trattamento diatermico capacitivo è stato meno efficace nel determinare la completa guarigione in termini obiettivi e/o di sintomatologia. Nella grande maggioranza dei casi trattati di tendinopatia acuta e cronica si sono comunque riscontrati miglioramenti sintomatologici e funzionali. I 4 casi di tendinopatia acuta rimasti invariati dopo il trattamento di diatermia capacitiva rappresentavano, nel nostro studio, il 6,3% di questo tipo di patologia. 

Le artropatie croniche in fase di riacutizzazione con fenomeni artrosinovitici hanno avuto anch’esse un significativo miglioramento sintomatologico con un numero di trattamenti modesto. 

Ci sembra opportuno presentare, a convalida di quanto finora affermato, il caso di un giocatore di calcio di 32 anni che durante un contrasto di gioco ha riportato una violenta contusione al terzo medio della coscia dx in regione laterale. L’atleta si presentò presso i nostri ambulatori circa 2 settimane dopo l’evento traumatico non avendo riscontrato significativi miglioramenti con la terapia antiinfiammatoria e con terapie fisiche diverse dalla diatermia. L’esame ecografico documentò la presenza di un voluminoso ematoma con tralci di tessuto muscolare al suo interno in fase di organizzazione al terzo medio del muscolo vasto laterale. Venne sottoposto a terapia diatermica capacitiva con massaggio drenante per complessive 6 sedute a frequenza trisettimanale con netto riassorbimento dell’ematoma dopo circa 14 giorni.

 

Illustrazione 5 - Medicina dello Sport

 

Fig. 1. Voluminoso ematoma con tralci di tessuto muscolare al suo interno in fase di organizzazione al terzo medio del muscolo vasto laterale. Scansione trasversale 

Illustrazione 6 - Medicina dello Sport

 

Fig. 2. Scansione longitudinale dello stesso voluminoso ematoma in figura 1 

Illustrazione 7 - Medicina dello Sport

 

Fig. 3. Netto riassorbimento dell’ematoma 14 giorni dopo terapia diatermica capacitiva: 6 sedute a frequenza trisettimanale. Scansione trasversale 

Illustrazione 8 - Medicina dello Sport

 

Fig. 4. Scansione longitudinale della figura 3 

  

La diatermia è utile?

L’uso della diatermia a trasferimento energetico capacitivo è, in letteratura, validata dai risultati clinici pubblicati in ormai numerosi lavori. Pur in assenza di studi randomizzati e controllati, sono infatti disponibili numerosi lavori con sufficienti casistiche pubblicati su riviste che ne convalidano l’utilità in patologie traumatiche e degenerative, con riduzione della sintomatologia dolorosa, riduzione dell’edema tissutale e recupero precoce della funzione. 

In numerosi casi qui riportati abbiamo verificato personalmente con tecnica ecografica l’efficacia della metodica determinandosi in breve tempo un riassorbimento di ematomi muscolari profondi tendenti alla cronicizzazione o a complicanze calcifiche. Dalla nostra esperienza una analoga efficacia non è stata raggiunta con l’uso di farmaci antinfiammatori e antiedemigeni o con altre metodiche di terapia fisica. Anche la sintomatologia dolorosa è a nostra esperienza controllabile meglio con tale metodica piuttosto che con i consueti farmaci analgesici. 

Nel corso di tutti i trattamenti non si sono mai verificati casi di ipersensibilità al trattamento né specifici o conseguenti all’utilizzo della crema necessaria per la conduzione del trattamento. Ottima è stata la compliance da parte dei nostri pazienti che hanno riferito una immediata sensazione di benessere sin dalla prima seduta, soprattutto in relazione alla riduzione marcata del dolore. 

 

Quali sono stati i risultati?

Per alcune patologie articolari i successi sono stati parziali e spesso raggiunti in tempi lunghi, anche se nelle distorsioni e nelle contusioni, comunque in presenza di tumefazioni da versamento ematico ed edema linfatico e flogistico, c’è stato un buon risultato con il trattamento diatermico: 14 casi guariti, 65 migliorati e 2 invariati. 

Analogo discorso può farsi per le tendinopatie acute, dove peraltro la diatermia può essere associata ad altre terapie fisiche. Inoltre, in queste patologie il trattamento va prescritto dopo precisa e attenta indicazione diagnostico-strumentale, tenendo conto che la diatermia resta pur sempre un trattamento operatore-dipendente e si deve quindi ipotizzare che questa terapia non debba sempre essere considerata di prima scelta o che comunque andrebbe associata ad altri trattamenti. 

Per quanto ci riguarda, il rilievo dei successi parziali e dei tempi lunghi di guarigione nelle patologie tendinee conferma la considerazione ben nota che di fronte a lesioni di vecchia data ormai cronicizzate i risultati più concreti si ottengono con applicazioni di diatermia a trasferimento energetico resistivo. La nostra considerazione finale convalida le numerose precedenti esperienze da parte di vari autori oltre a quelli già menzionati. Non abbiamo da segnalare, da parte dei 265 pazienti trattati, alcuna causa di interruzione del protocollo terapeutico. La media delle sedute del ciclo terapeutico è stata di 6.5 sedute effettuate con frequenza bi-trisettimanale, risultato che ci ha ampiamente soddisfatto a confronto con le applicazioni di altri mezzi fisici per i quali la nostra esperienza identifica l’esigenza di un numero superiore di trattamenti necessari per il raggiungimento di un buon recupero post-traumatico.

Ciò che comunque è fondamentale nella riuscita del trattamento è che vengano rispettate le indicazioni, le modalità e i tempi di applicazione della diatermia capacitiva da parte dell’operatore partendo da corretti e consolidati criteri base di applicazione. 


 

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