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Eritroblastosi fetale

Dr. Marcello Sergio

Dr. Marcello Sergio

Ginecologo Medico Chirurgo, specialista in Ginecologia e Ostetricia Creato il: 15/01/2025
L'eritroblastosi fetale, anche conosciuta come malattia emolitica del neonato, è una forma di anemia emolitica che colpisce il feto quando il suo sangue è incompatibile con quello della madre, causando una reazione immunitaria.  
 
Eritroblastosi fetale

Cause Cause

Durante la gravidanza, i globuli rossi del feto possono attraversare spesso la placenta ed entrare nel circolo sanguigno della madre; questo fenomeno, in particolare, è molto più intenso durante la fase finale della gestazione. L'eritroblastosi fetale, nello specifico, si verifica quando il sistema immunitario della madre attacca i globuli rossi del feto, causandone la distruzione. 

Questo disturbo è in genere il risultato di un’incompatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello del feto, in particolare quando la madre è Rh-negativa e il feto è Rh-positivo. Le situazioni più comuni che possono portare a questa incompatibilità includono:
 
  • padre Rh-positivo: è la situazione più comune in cui l'eritroblastosi fetale si può verificare. Se il feto eredita il fattore Rh dal padre (Rh-positivo) e la madre è Rh-negativa, c'è il rischio che il sangue della madre sviluppi anticorpi contro il sangue del feto;  
  • trasfusioni involontarie: se una persona riceve accidentalmente una trasfusione di sangue con un gruppo sanguigno non compatibile, il suo sistema immunitario può sviluppare anticorpi contro il nuovo sangue o tessuto;
  • iniezioni con aghi contaminati: l’utilizzo di aghi contaminati con sangue Rh-positivo per delle iniezioni può provocare lo sviluppo di anticorpi anti-Rh nella madre che possono causare l’incompatibilità con il feto.
In genere, la sensibilizzazione della madre non comporta rischi nella prima gravidanza; tuttavia, in eventuali gravidanze successive gli anticorpi anti-Rh prodotti possono andare ad attaccare i globuli rossi del feto, provocandone la distruzione e spingendo il midollo osseo a rilasciare eritroblasti (ossia globuli rossi immaturi), da cui deriva il nome della malattia. 
 

Sintomi Sintomi

I sintomi dell'eritroblastosi fetale possono variare a seconda della gravità della malattia e del momento in cui si manifesta; come detto in precedenza, la prima gravidanza, in cui la donna sviluppa gli anticorpi, solitamente non va incontro a complicanze. Viceversa, in quelle successive può comparire un’anemia emolitica nel feto, in quanto la distruzione dei globuli rossi del feto può portare a una carenza di emoglobina e di ossigeno nel sangue, causando anemia che, in alcuni casi, può portare a un’asfissia durante il parto.

Dopo la nascita, i bambini possono mostrare sintomi più vari, che includono:
 
  • ittero: la rottura dei globuli rossi provoca un rilascio di bilirubina, che può accumularsi nel sangue e causare un ingiallimento della pelle e delle sclere (parte bianca degli occhi) del neonato;
  • accumulo di liquidi: questi possono manifestarsi come edemi generalizzati, versamenti peritoneali o versamenti pleurici;  
  • sindrome da distress respiratorio: si manifesta in conseguenza di una forte anemia ed è legata alla mancanza di ossigeno in circolo; è una condizione grave e può richiedere anche una ventilazione meccanica. 

Diagnosi Diagnosi

In generale, tutte le donne incinte devono essere sottoposte, durante il primo controllo della gravidanza, a uno screening del gruppo sanguigno in modo da determinare il gruppo sanguigno, la presenza del fattore Rh e di eventuali anticorpi che possono causare l’eritroblastosi fetale. 

Nelle donne Rh-negative che presentano uno o più anticorpi che possono causare la malattia è necessario verificare se il feto possiede sangue Rh-positivo o meno e questo può essere valutato tramite test del DNA sia sul padre che sul feto stesso. 

Se il feto si presenta come Rh-positivo è necessario monitorare regolarmente il livello di anticorpi anti-Rh della madre, in quanto valori elevati possono essere un fattore di rischio per la comparsa di un’anemia fetale. 
 
Eritroblastosi fetale

Rischi Rischi

L’eritroblastosi fetale è una condizione che può essere molto pericolosa sia per il feto che per il neonato, in quanto può provocarne la morte, sia durante la gestazione che dopo il parto a causa di numerose complicanze, tra cui: 
 
  • idrope fetale: si manifesta come conseguenza dell’anemia fetale e comporta l’accumulo di liquido in vari organi del feto; 
  • sindrome acuta da distress respiratorio: la persistenza di anticorpi anti-Rh nel circolo sanguigno dopo il parto può, come detto in precedenza, compromettere le capacità respiratorie del neonato, richiedendo il ricorso a una ventilazione meccanica; 
  • ittero grave: si manifesta quando i livelli di bilirubina nel sangue sono particolarmente elevati e questa attraversa la barriera emato-encefalica, causando danni neurologici permanenti. 

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

La prevenzione è fondamentale per evitare la ricomparsa dell'eritroblastosi fetale nelle gravidanze successive. Le donne Rh-negative che sono state sottoposte a screening, infatti, possono ricevere un'iniezione di immunoglobuline Rho(D) nelle ultime settimane della gravidanza e subito prima del parto per prevenire la formazione di anticorpi contro il sangue del feto.

In generale, la scelta del trattamento per l’eritroblastosi fetale può dipendere da numerosi fattori, come lo stato della gravidanza e il rischio (o la gravità) dell’anemia; tra le soluzioni possibili rientrano:
 
  • trasfusioni: sono necessarie in casi gravi e consistono nella somministrazione di sangue per compensare il sangue perso per via dell’anemia; possono essere somministrate sia durante la gravidanza per via uterina che dopo il parto; 
  • parto prematuro: viene preso in considerazione in presenza di complicanze gravi e se i polmoni del feto sono sufficientemente maturi;
  • exsanguinotrasfusione neonatale: si riserva a casi gravi e consiste nella sostituzione quasi completa del sangue del neonato con altro sangue privo del fattore Rh;
  • fototerapia: consiste nell’esposizione a una luce blu per favorire la degradazione della bilirubina accumulata e ridurre la gravità dell’ittero eventualmente presente;
  • ossigenoterapia o ventilazione meccanica: queste possono rendersi necessarie in caso di grave insufficienza respiratoria del neonato. 

Bibliografia

  • Whittle MJ. Rhesus haemolytic disease. Arch Dis Child. 1992 Jan;67(1 Spec No):65-8.
  • Liley AW. Diagnosis and treatment of erythroblastosis in the fetus. Adv Pediatr. 1968;15:29-63.
  • Claireaux AE. Erythroblastosis foetalis. J Clin Pathol. 1971 Jul;24(5):479.

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